COME RE MIDA

Roma -

Quanto vale la salute dei dipendenti dell’ICQRF, dei loro familiari e della collettività?

Evidentemente meno del raggiungimento degli obiettivi numerici.

Proprio quando la crisi sanitaria in nord Italia sta dilagando e si paventa di estendere le zone rosse, proprio quando c’è un’impennata dei contagi, ospedalizzati, rianimati e morti, proprio quando si sono verificati casi in tutte le regioni italiane,

proprio quando a livello governativo si stringono le misure per affrontare la crisi,

l’ICQRF noto per essere da sempre tra i primi a livello PLANETARIO in ogni cosa che fa nonché per trasformare tutto quello che tocca in oro fatta eccezione per le retribuzioni dei dipendenti,

evidentemente ha maturato la convinzione, al contrario di quanto disposto dal Governo, di continuare ad espletare l’attività ispettiva esterna, sospesa solo al nord.

Tale condotta NON è condivisibile da questa organizzazione sindacale che chiede l’immediata revoca delle “Nuove indicazioni operative” del 3.3.2020 a firma del Capo Dipartimento.

Nelle suddette indicazioni operative si dice di non utilizzare i mezzi pubblici per lo svolgimento dell’attività ispettiva, dimenticando però come una buona percentuale dei dipendenti dell’Ispettorato usi i mezzi pubblici per raggiungere la propria sede di lavoro.

Non è da sottovalutare anche l’eventuale scarsa accoglienza che il personale delle aziende controllate, soprattutto nelle zone più calde, potrebbero riservare ai colleghi ispettori che come api operose diffondano potenzialmente il virus tra una ditta e l’altra.

In alcuni uffici si hanno a disposizione circa due mascherine a testa. Si ricorda come tali dispositivi siano usa e getta e quindi utilizzandone due al giorno e se la squadra fosse composta da due colleghi, in due giorni la dotazione già sarebbe terminata.

Si dà atto all’amministrazione di aver affrontato celermente la questione “lavoro agile”, si chiede però un ulteriore sforzo valutando lo sforamento del limite del 30% almeno fino a quando le scuole saranno chiuse, decisione che difficilmente sarà presa in autonomia dai singoli Dirigenti degli Uffici così come previsto dall’ultima nota circolare ICQRF del 02.03.2020 all’art. 2 commi 2 e 3. Nel periodo emergenziale, si potrebbe anche estendere a 4 giorni o a tutta la settimana il lavoro agile e svincolarlo dagli accordi individuali come tra l’altro prevede il DPCM del 01.03.2020 all’art. 4.

Allo stesso modo si chiede di incrementare i permessi retribuiti per i genitori con figli nell’età scolare.

Si vuole sottolineare che la questione di non uscire per il momento in missione non è volontà di un personale apatico, ma la determinazione a non arrecare danno ai nostri familiari, colleghi, alla controparte durante le ispezioni ed ai loro familiari che per età o condizioni di salute già precarie possano rischiare la vita da un eventuale contagio.

Tutto si può dire tranne che siamo degli “scansafatiche” in considerazione dei risultati operativi apportati alla Struttura in termini di rendimento quantitativo e qualitativo, nonostante la riduzione drastica del personale, come evidenziato puntualmente ogni anno dai report dell’attività svolta. 

Per concludere, qualche sopralluogo e campione in meno  a livello nazionale sicuramente non inficerà il buon nome dell’Ispettorato o della sua Dirigenza mentre  un errore di valutazione dell’emergenza ,che al momento stanno vivendo in particolare gli uffici del Nord , rischia di far svanire l’incantesimo di Re Mida che invece di trasformare quello che tocca in oro, tramuterà quest’ultimo in pessimo materiale organico inutile anche alla concimazione dei campi.

Coord. Naz. Usb. ICQRF.

      

Si ringraziano , in particolar modo, gli Uffici del Nord Italia ed in particolare quello della Lombardia per la fattiva collaborazione ed ai quali va la nostra piena solidarietà